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Renato Rosselli

 

Poesia come libertà nel linguaggio

 

 

 

96

brossura

cm. 15,8 x 22,5

1971

 

€ 11,00

Profilo

In questo breve saggio è esposta una originale teoria sul linguaggio poetico. Nella  prima parte l’Autore considera il linguaggio nella sua natura essenzialmente concettuale, alle prese con  il compito della poesia di esprimere la creatività e l’indeterminatezza della vita interiore; tale compito è proprio della cosiddetta «disponibilità  mitica» del linguaggio. La seconda parte indaga il significato della parola libertà, vista come eccezione al dominio dell’intelletto, ossia come crisi improvvisa e imprevedibile dell’intelletto che  rivela la profondità insondabile, l’illuminazione, e in sostanza l’entusiasmo, «dimensione umana della libertà». Nella terza parte l’Autore tenta di determinare la «virtù mitica» della parola, ossia la capacità di «aprire il linguaggio a dimensioni evocative insolite e senza limiti».

Dati tali presupposti, non vengono indicate le precise regole di un’estetica dottrinaria, ma solo i presupposti fondamentali alla sua ricerca: la lontananza dalle convenzioni e dalla tentazione dell’anarchia e dell’esoterismo; le qualità della parola in tal senso “poetica” sono cioè sì intuibili ma mai definibili, proprio perché essa è una manifestazione inevitabilmente caduca e insoddisfacente di una tensione irrappresentabile.