Il simpatico meteorologo Armando Lima tutte le
sere si congeda dai telespettatori con «Y como siempre le deseo lo mejor»;
tanto il tempo è sempre sereno, se si esclude il breve periodo dei
tornados che comunque per il momento è lontano. La linea telefonica ed
elettrica penzola dai pali di legno tra le case e lungo le strade, che si
interrompono sempre dopo un forte, breve temporale. E i bambini che
corrono avanti e indietro, tanti, in mutande sotto l’acquazzone, che è
come fare una doccia calda, gridando: «Agua pura! Agua pura!», vanno a
bere l’acqua allo sbocco della grondaia, prima che finisca nella botte di
legno. Mentre la gente, bagnata fradicia, continua tranquillamente a
pedalare od a passeggiare come se niente fosse. Quanti bambini! A Luca
venne in mente una vecchia stampa settecentesca di Firenze dello Zocchi
dove davanti all’ospedale più antico del mondo, quello di Santa Maria
Nuova, la maggior parte delle persone era rappresentata da bambini che
giocavano. Una volta anche i Fiorentini erano un popolo giovane ed ora si
trovavano ad essere la città più anziana d’Italia.
Lì, come nella stampa il cerchio fatto correre con il bastone, una vecchia
ruota di bicicletta senza raggi viene usata per giocare al cerchio. Ma il
gioco più diffuso per strada è il baseball, praticato con ogni tipo di
mazze e palle da bambini e ragazzi di ogni età. Strano questo rapporto di
odio-amore con il vicino statunitense da cui si importa lo sport
nazionale. Le bambine si cimentano nell’hula-hoop senza sapere che è un
prodotto del capitalismo. Una bimba dalla pelle nera, con occhi e capelli
neri, si chiama Ariana. Una ragazza mulatta mostra con orgoglio i suoi
occhi a mandorla. Due amiche sessantenni, grassocce, una bianca l’altra
mulatta, portano pantacollant molto attillati con il colore fosforescente
giallo e verde degli evidenziatori usati per studiare. La signora Imelda
si lamenta, colpita forte in testa da un pesce surgelato tiratogli dai
vicini, da finestra a finestra, per regalarglielo e farglielo cucinare.
Dietro una carrozza trainata da due cavalli marroni penzola una fiammella
alimentata dal petrolio. Passa un rumorosissimo java russo con due
genitori giovanissimi e dietro due marmocchi con i capelli al vento e fra
di loro le orecchie svolazzanti di un cane che fa capolino tra un bimbo e
l’altro.
Quando suona un telefono fisso, uno ogni sei famiglie, si sente chiamare
da una casa all’altra: «Juanitaa, teléfonoooo!», «Raul, te buscan al
teléfono!». Non c’è nessuna ossessione della dieta. Con la maglietta
tirata su fino al petto, i Cubani esibiscono senza vergogna grassi e
rotondi pancioni. Tutti gli uomini però sono muniti di pettine, che usano
spesso tirandolo fuori dai pantaloni. Una vecchietta piccola e magrolina
si fuma tutta soddisfatta un enorme sigaro. Un tipo porta in giro un
maiale, al guinzaglio come se fosse un cane. Un altro, anziano, usa
l’orecchio come un borsellino tenendoci incastrate tre monete da un peso.
Uno in bicicletta si fa trainare da un cavallo tenendogli con una mano la
criniera. Il carretto si ferma ed il guidatore ne estrae un martello,
piega la zampa del cavallo e comincia a battergli il ferro dello zoccolo
che stava cedendo. Un ragazzo cattura, con uno spago trovato per terra,
un’enorme tarantola nera, ci gioca cinque minuti e dopo la lascia andare
via libera.
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