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Edizioni Remo Sandron
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da Lettere di Ferdinando IV alla Duchessa di Floridia di Salvatore Di Giacomo |
Laibach, 10 del 1821 Riselbata (sic).
Dopo di averti già prevenuta colla mia lettera della data di ieri, spedita per Posta, dell’interesse e piacere dimostrato dall’Imperatore, ed Imperatrice, che tu anche venissi qui, spedisco, con questa, Butera per accompagnarti come ti promisi. Desidero, e te ne prego per quanto ti amo, e ti stimo, che risolvi quello che credi più convenire alla conservazione della tua salute, che sai quanto m’interessa, al tuo ben essere, e felicità. Se rimanere in Firenze dove sei già abituata e situata con bastante comodo, dove sei da tutti ben veduta, e profitti, con mio vero contento, d’una brillante Società; o intraprendere in questa brutta, e fredda stagione un penoso ed incomodo viaggio bastantemente lungo per venirti a fissare in una città non fredda, ma umidissima dove in questa stagione raramente si vede il sole, ed in una ristretta abitazione a menare una vita molto più eremitica di quella che praticavi in Napoli, l’unica occupazione, e divertimento essendo la trattativa degli attuali interessantissimi affari. Se non fossi quasi certo che questa andarà a lungo non ti avrei detto nulla di tutto ciò, se la faccenda fosse stata breve come si sperava, e ti avrei lasciata quietamente in Firenze dove sarei subito ritornato come avevamo concertato. Dall’altro canto l’Imperatore mi ha detto che quando si dovrà dare esecuzione a quanto si stabilirà nel Congresso, ed i Sovrani si restituiranno alle loro residenze egli desidera che io vada a Vienna con lui che porta con sommo impegno la battuta in questa difficilissima musica, e non a Firenze, dove la mia permanenza potrebbe dar ombra. Il Congresso è numerosissimo, essendovi invitati tutti i Sovrani d’Italia a concorrervi, e le idee sono vastissime. Dio faccia che tutto vada bene, così consoliderassi la tranquillità generale dell’Europa. Grazie a Dio io sto bene, solo il catarro mi si è aumentato un poco a motivo delle stufe, che ho subito fatto smorzare. Dopo le tre è arrivato questo dopo pranzo Maria la quale non puoi credere con quale affetto mi si è buttata al collo ad abbracciarmi. L’ho trovata tale e quale e benchè dicono che sia molto smagrita e molto afflitta. È però di non esser venuto il Marito (1) con me; mi ha pregato intanto di salutarti; come lo ha sempre fatto in tutte le lettere che mi ha scritto. Vi abbraccio di tutto cuore mia Cara Lucia e sono il tuo Affezz. compagno che ti ama teneramente Ferdinando B.
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Venafro 4 Febbraio 1824. Cara Lucia
Ferdinando B.
(1) Penetrante. Modo dialettale.
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