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Remo Sandron

 

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da Avanti il divorzio di Anna Franchi

 

 

Si attardava lo sposo sapiente di piaceri comprati, né poteva conoscere le segrete incertezze di una vergine né quali delicatezze occorrono per non ferirne l’istintivo pudore. Volle chiudersi nell’ampio letto, e volle che tutte le cortine abbassate nascondessero quel primo amplesso, e poiché queste non cedevano al cordone, si drizzò sul letto prima che l’abbigliamento notturno fosse completo, e senza nascondere la sua nudità.
Orribile sensazione che rovinò nella fanciulla tutto un ideale! Un disgusto profondo, irrimediabile rese più gelido quel povero corpo che aspettava l’amore… ed egli la ebbe senza che una ribellione la scuotesse, senza che in una rivolta del dolore tentasse sfuggirgli, spasimando imperterrita nell’idea del dovere, ma senza una più pallida parvenza di piacere, senza il più piccolo accenno di voluttà.
La prese brutalmente, violando quella purezza che gli si abbandonava quasi con incoscienza, la prese spudoratamente, nulla attenuando con gentilezza amorevole, senza risparmiarla, mentre la poverina, angosciata, accettava quel maschio che nella rovina del corpo verginale le rovinava l’anima non ancora schiusa alle forti, alle vere sensazioni d’amore, a quelle sensazioni che nell’amplesso danno il completamento, danno l’oblio dell’essere che quasi si annienta per confondersi in un solo spasimo dolce con la creatura desiderata.
Passata dalla completa verginità dei sensi e dell’anima a quella violenza di desiderio brutale, mal sapendo di amore, tolta d’un tratto dall’idealità vaga che le aveva cullato la mente giovane in sogni così enormemente diversi, quella cruda realtà la spaventò, la disgustò, le diede lo schifo invincibile che proviene dalle cose luride.
Non seppe reagire, non seppe pensare, si abbandonò inerte ai molteplici amplessi, poi quando egli sazio e stanco si addormentò, nella lunga notte infinita come il suo disgusto, ella non ebbe un moto, non un respiro, per paura che quell’uomo si risvegliasse non pago e tornasse a macolare le sue povere membra affrante.